Ossitocina: il suo ruolo nella gravidanza

L’ormone del parto

L’ossitocina è essenziale per sviluppare le contrazioni che devono favorire l’espulsione del nascituro al termine della gravidanza, ma è importante anche dopo il parto per garantire l’allattamento: crea le migliori condizioni affinchè il neonato possa alimentarsi.  In altre parole, l’ossitocina favorisce l’eiezione del latte tramite l’attivazione di un riflesso che viene descritto da questa figura. Si vede una ratta con la sua nidiata che nutrendosi va a sollecitarne i capezzoli promuovendo l’attivazione dei recettori  sensoriali-> trasduzione del segnale -> il segnale prende la via del midollo spinale e prosegue verso il tratto spino talamico -> nel mesencefalo esiste un relè che determina la commutazione del segnale a livello ipotalamico dove, grazie a una sinapsi di tipo colinergico, si ha che le cellule magnicellulari aumentano la loro attività metabolica che si conclama nella sintesi di ossitocina durante la gravidanza.

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L’ossitocina, una volta liberata, arriva a livello periferico a livello della ghiandola mammaria dove promuove la contrazione dell’alveolo ghiandolare, favorisce dunque quella che è la naturale spremitura di questa ghiandola.

Questa azione si attua attraverso l’attivazione del fosfatidilinositolo, è quindi necessario, affinchè si verifichi la modificazione mioepiteliale dell’alveolo ghiandolare, che aumentino i livelli di calcio. Ecco il meccanismo per cui, grazie all’ossitocina, si favorisce l’allattamento agevolando così il neonato.

Questi elementi sono ricavabili andando a vedere che cosa accade durante, per esempio, la suzione del capezzolo da parte della nidiata. Vi dicevo che questo è un quadro sperimentale particolarmente chiaro e diretto perché a livello ipotalamico è collegato un elettrodo che va a rilevare l’attività metabolica, ovvero il rilascio di ossitocina, evidenziabile misurando appunto gli spikes (barrette nella figura B): all’aumentare della frequenza aumenta anche la quantità di ormone liberato. Nella figura C invece andiamo a registrare, a livello del capezzolo, quella che è la pressione che viene sviluppata: vediamo che -una volta che è partito il segnale, quindi dopo che le cellule sensoriali sono state eccitate e questo stesso segnale comincia a percorrere la strada del midollo spinale fino al tronco dell’encefalo per giungere all’ipotalamo dove si ha la promozione della sintesi di ossitocina- questo ormone raggiunge le cellule mioepiteliali legandosi allo specifico recettore di membrana (di membrana in quanto è un ormone polipeptidico). In questo caso il secondo messaggero che si attiva non è l’adenilatociclasi bensì il fosfatidilinositolo il cui effetto è la liberazione di calcio che consente l’attività contrattile dell’epitelio del capezzolo e della ghiandola stessa. Questo è il meccanismo che rende ragione della spremitura e dell’eiezione del latte. Si vede infatti che, dopo che è stata liberata l’ossitocina, la pressione che viene esercitata a livello del capezzolo, dopo qualche secondo, va aumentando (la misuro grazie ad un trasduttore).

Dunque facciamo un riassunto delle azioni dell’ossitocina:

  • A livello dell’utero provocano le contrazioni che sono anche sostenute e potenziate dalla presenza delle prostaglandine;
  • Sempre al momento del parto favorisce, grazie a questa azione sulle pareti mioepiteliali, oltre alle contrazioni anche l’emostasi al momento del distacco della placenta, c’è chi afferma sia proprio questa l’azione più importante di tale ormone; le emorragie da distacco placentare sono però ancora frequenti pur esistendo fisiologicamente questo sistema ormonale di tutela;
  • L’azione sul tessuto mammario l’abbiamo appena ricordata;
  • Ha anche un’azione metabolica insulino-simile sugli adipociti: aumenta la lipogenesi.
  • L’ossitocina inoltre funge da analgesico naturale durante il parto: innalza la soglia del dolore durante il travaglio.